Tv di oggi e problemi di ieri, Ma non troppo

(n.d.r.) Anche in questo modo ricordiamo il nostro caro amico Vincenzo che ci ha lasciati molto prematuramente. Ho trovato tra le mie cose un suo articolo che non avevo ancora pubblicato e mi accingo a farlo con tanto piacere, perché sono certo che, come lo sto ricordando io, lo ricorderete anche voi, almeno per chi lo conosceva.

Nunziante Esposito.

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La tv negli ultimi decenni ha subito una vera e propria evoluzione del suo consueto modo di essere intesa

Qualcuno aggancia i suoi ricordi ad uno scatolone disposto in varie stanze della casa, magari a colori, generalmente corredato di un telecomando, sempre oggetto di diatribe circa il suo posizionamento.

Qualcun altro, facendo un ulteriore passo indietro, ricorda scatole ancor più ingombranti, con qualche tasto o rotella che erano necessari al funzionamento, rigorosamente lontani dal proprio divano, per cui alzarsi era fondamentale per padroneggiarli.

Vi era un certo numero di canali, dichiarati in alcuni casi 99, che trasmettevano contenuti di vario ordine e grado, per i quali erano obbligatorie forme di equilibrio spaziale, umano e temporale, nel tentativo di non perdersi nulla.

I più fortunati possedevano un videoregistratore, quando proprio non si poteva fare a meno di conciliare i propri orari con quelli della trasmissione preferita. Altri dovevano scegliere: partita o cena, moglie o film.

Prima il digitale terrestre, poi internet e il satellite, a seconda dell’ordine che ciascuno vuole scegliere, hanno cambiato progressivamente e radicalmente il nostro modo di rapportarci con la tv.

È andato via prima di tutto lo scatolone, ora sempre più sostituito da un quadro da parete, e ai 99 canali dichiarati e mai trovati se ne sono sostituiti centinaia, da ricevere via digitale terrestre, magari 2.0, via satellite o via internet.

La trasmissione?

La si può scegliere in diretta, un’ora dopo, il giorno dopo o, a richiesta, per gli anglofoni on demand.

Come se ciò non bastasse, la larga banda di internet ha portato la televisione su qualunque dispositivo, non necessariamente più tv, intanto divenuta smart e slim, ma anche smartphone, tablet, per non perdere neanche un passaggio della squadra del cuore, magari seduto comodamente a letto, o mentre ci si trova in contemplazione dei propri arredi in ceramica, alla stregua di Carlo, famoso chef stellato.

Le emittenti, pubbliche e private, si sono adeguate al corso dei tempi. Un po’, facendo finta, hanno battagliato tra loro, un po’ si sono scannati per accaparrarsi clienti; resta il fatto che hanno provato a stare realmente al passo con l’innovazione, ed hanno iniziato ad offrire secondo le loro strategie e le loro risorse servizi sempre più su misura.

Quali vantaggi concreti per chi ogni giorno fa i conti con la minorazione visiva?

Per rispondere a questa domanda, analizziamo cosa offre il mercato, necessariamente costretti a fare nomi. Ci limiteremo ai grandi colossi, senza che nessuno dei broadcaster minori ce ne voglia, ma fiduciosi che se ciò che scriviamo è inesatto, potremo essere sicuramente corretti.

Distinguiamo due momenti nell’ambito dell’attività televisiva: la diretta e quello che viene chiamando on demand, cioè trasmissione a richiesta.

Sulla diretta tra la nostra Rai, emittente pubblica, Mediaset, nella sua versione in chiaro o a pagamento, e Sky le novità essenzialmente riguardano la qualità audio e video. Dopo l’alta definizione, hd, è arrivato il 4k, che promette una visione tale da permettere di distinguere anche i fili d’erba di un terreno da gioco, ammesso che il proprio televisore sia predisposto.

C’è stato un periodo in verità in cui la tecnologia tridimensionale sembrava volersi imporre, ma al momento sembra che essa sia stata confinata nelle sale del grande schermo, probabilmente visti anche i costi maggiori necessari alla produzione e alla visione.

Ma mentre il 3d è irrilevante per chi non può fruirne, altri esperimenti polisensoriali hanno visto la luce e poi le tenebre, come ad esempio il cinema a 4 o 5 dimensioni, ove le scene dell’audiovisivo erano accompagnati con spostamenti della poltrona o con immissione nell’aria di odori attinenti la scena o addirittura di sostanze come l’acqua, per enfatizzare gli schizzi dell’andare in canoa.

Ritornando sulla trasmissione in diretta, ci sono notizie positive. È finita l’epoca dei dispositivi usb da collegare al computer per avere un software che ci leggesse la guida dei programmi o che ci informasse sul nome del canale selezionato e il contenuto trasmesso al momento.

Potrebbe essere finita anche l’epoca della tv dedicata alle specifiche disabilità, da gustarsi da soli tra la folla, magari con comandi vocali ed altri computer che fungono da tramite.

Le nuove smart scatole, che è meglio chiamare smartbox o smart-tv, che oltre a fare la tv fanno altre cose, consentono facilitazioni anche per alcuni tipi di disabilità. In questo la guida vocale, o comunque la si voglia chiamare, finalmente consente la gestione in autonomia del menu, dei canali, della guida tv e tutte le funzioni principali.

Questi nuovi quadri da parete permettono anche di scaricare applicazioni di ogni ordine e grado. Per queste ultime in verità l’accessibilità è ancora molto da discutere, ma sinceramente un gran passo avanti è stato compiuto.

Problemi si incontrano, sempre rimanendo in diretta, quando si vuol usare un decoder, ad esempio quello di Sky. L’accessibilità, almeno su quelli tradizionali, non esiste, e si torna al vecchio sistema dell’uso senza alcun tipo di riscontro.

È pur vero che le app sugli smartphone ora consentono di conoscere la guida programmi in tempo reale, e di poter quindi scegliere diciamo così alla cieca solo il numero del canale.

Molte le funzioni interessanti del decoder Sky, alcune delle quali in qualche modo si gestiscono, ma non quelle avanzate.

Così si riesce a mettere in pausa e riprendere un programma, riavviare un film dall’inizio, cambiare la lingua audio del programma, esempio utilizzando le audio descrizioni. Poi… ci fermiamo qui.

E molto spesso ci fermiamo proprio all’accensione, quando premiamo il tasto dedicato e… come Michelangelo tocca chiederci: “Perché non parli?”, possibilmente evitando poi di usare il martello nel tentativo di emulare l’artista. Per fortuna è ancora valido il meccanismo di togliere selvaggiamente corrente all’arnese e far ripartire dall’inizio il tutto: per ora funziona!

Di contro dall’app possiamo far partire la registrazione di una trasmissione, ma se non c’è un occhio che dal decoder la mandi in play, resterà smarrita dei meandri del disco.

La Rai ha realizzato app per smartphone e tablet di ogni ordine e grado, e i risultati sono tutto sommato soddisfacenti, almeno per ciò che concerne tablet e smartphone.

Ogni tanto nelle varie release dell’app l’accessibilità si perde per strada, ma tutto sommato la gestione dei canali in diretta è ora possibile sul tv smart vocalizzato, e tutte le altre funzioni tramite smartphone, tablet o apple tv, con risultati interessanti.

Per quanto riguarda Mediaset, solo diretta sulla tv smart. La guida tv la rimediamo dal televisore vocalizzato o da qualche app, ma niente altro. Le app sono praticamente inaccessibili, e nemmeno usabili, a patto che non si intenda impazzire.

Una parola a parte merita la gestione via web, cioè via computer senza app, dei tre gestori analizzati sin qui.

Buona la gestione Sky, sia della diretta che dei programmi a richiesta, anche se la diretta si limita a canali selezionati da loro.

Gestibile anche la Rai, con qualche problema, ma superabile.

Disastrosa Mediaset, in tutte le sue forme.

A titolo di informazione va detto che la gestione via app o via web prevede tutta una serie di restrizioni, come numero di dispositivi registrabili, contemporaneità dei dispositivi stessi ed altro ancora, che sinceramente qui evitiamo di approfondire.

La trasmissione su richiesta necessita di un discorso un attimo approfondito.

Intanto, come abbiamo visto, i principali competitors sono entrati a loro modo nel settore, ma vi sono provider che offrono solo tv a richiesta.

Online tv, mediaset online e netflix sono quelli più in voga al momento, ma altri si stanno affacciando, come Amazon, Youtube, Apple.

Online tv o nowtv è una sezione distaccata di Sky, rivolta a quegli utenti che vogliono avvicinarsi a Sky, ma senza investire troppo danaro. È come dire, se ti piace, pensa cosa ti aspetta se sottoscrivi un abbonamento via satellite!

Premium Online è la stessa prospettiva applicata a Mediaset.

Netflix è un provider internazionale, noto per le sue numerose offerte di serie e per i prezzi contenuti. Ottima l’usabilità e l’accessibilità, su qualunque dispositivo, sia come app che come web.

Interessante la pennetta di Amazon, che si collega alla propria tv, purché sia presente una porta hdmi, e l’accessibilità è garantita da un suo screen reader integrato.

Le app di Apple e Youtube sono gestibili, ma non è ancora chiaro quali contenuti intendano veicolare.

Netflix si utilizza ottimamente anche su appletv, per la quale la Rai ha risposto presente e in maniera soddisfacente, mentre gli altri nicchiano.

Praticamente nessuna utilizzabilità per Mediaset, ancora una volta, e per tvnow. Si riescono a fare poche cose, ma con tanto artificio che alla fine non vale la pena.

Per quei contenuti che si potrebbero gestire da app o pc, ma non da tv, una piccola accortezza consente di sopperire alla mancanza trasferendo il segnale dal proprio dispositivo fisso o mobile alla smart-tv, tramite apposite pennette o protocolli già incorporati nella tv connessa alla propria rete, sebbene alcuni provider impediscano per ragioni di diritti di autore e di chissà cos’altro questo tipo di mirroring, cioè riproduzione su audio e schermo secondario.

Anche Tim offre una sua tv, con qualche canale in diretta e il resto a richiesta. L’app si usa decentemente, ma solo perché spesso la regalano con l’abbonamento della rete fissa. Se dovessi sottoscrivere l’abbonamento a parte, non lo farei magari, perché non è poi tanto utilizzabile.

Meglio va se andiamo sul web da computer, dove ci si destreggia benino, non senza difficoltà.

Nel panorama appena descritto si è appena affacciato il nuovo decoder di Sky, detto Sky-q. Esso è una sintesi di ciò che il provider, cioè il fornitore del servizio, intende essere utile per i suoi utenti, frutto del dialogo con gli stessi.

Il nuovo dispositivo concilia la fruizione di contenuti in diretta e a richiesta, oltre a tutti i servizi pensabili e non per una tv.

Le funzioni in sintesi sono sempre le stesse, ma ampliate a tutta casa e a dispositivi di ogni ordine e grado. E siccome si amplia la tecnologia, anche i costi si adeguano.

Al momento nel nuovo decoder non è prevista accessibilità, ma le prospettive, a riferire le notizie di Sky, sono buone, a cominciare da un comando vocale: che cosa farà e se farà lo scopriremo in estate.

Qualche vantaggio in termini di uso c’è, perché l’app dal dispositivo mobile consente di gestire più cose, anche riportandole poi sul decoder, dove sempre alla cieca si può fare qualcosina in più.

È comoda la funzione che, premendo un tasto, finalmente fa suonare il telecomando, non più oggetto degli improperi quando lo si perde.

Ma a fronte di un contributo d’attivazione molto alto e di un canone mensile non trascurabile, secondo me al momento non vi sono vantaggi tali da giustificare una spesa importante come questa.

In definitiva, quindi, di strada se ne è fatta, e mettendo assieme un pezzo dagli smartphone, un pezzo dalla tv e uno dal computer, si fanno parecchie cose in autonomia, senza per forza distaccarsi da un contesto casalingo.

Ma quando si potrà fare tutto da una sola parte, e magari assieme agli altri, saremo tutti più contenti.

Nel frattempo continuiamo a sperare che il tempo, meteorologicamente parlando, non sia troppo avverso, altrimenti la diretta via digitale terrestre, anche se 2.0, e via parabola, potrebbe essere compromessa, con ricezione a singhiozzo o totalmente assente.

Vincenzo La Francesca

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